Sicuramente sarai bravissima ad esprimere emozioni positive come la felicità e il piacere, e forse ti piace persino farlo, perché questo scatena negli altri un’onda di felicità che poi ti si riversa addosso. Ma che ne dici delle emozioni negative? Cosa ti accade quando arriva il momento di tirar fuori emozioni spiacevoli come il turbamento, la rabbia, o la tristezza? Pensi di essere altrettanto brava? Oppure metti in atto dei comportamenti o degli schemi che a ben vedere non ti aiutano, o addirittura ti provocano ancora più dolore?
Le emozioni spiacevoli come il dolore, l’agitazione, e le negatività di qualsiasi tipo, possono essere più difficili da far uscire. Molti allontanano queste emozioni, facendo di tutto per non pensarci o addirittura per non sentirle. Sono ormai chiare le infinite strategie disfunzionali adottate dalle persone per anestetizzare o evitare queste emozioni: dalla droga, all'alcol, al gioco e allo shopping compulsivo, e via dicendo.
Nella peggiore delle ipotesi poi, queste emozioni negative vengono soppresse e interiorizzate (o meglio, somatizzate), provocando una serie di gravi disturbi per il sistema immunitario, che molti di noi per la maggior parte già conoscono: mal di testa, febbre, mal di schiena, disturbi intestinali, nausea, vomito e via dicendo.
Ma la verità che tutti dovrebbero sapere, è che le emozioni negative hanno una loro utilità. Hanno uno scopo e un significato ben preciso: non sono altro che chiare informazioni che il nostro corpo ci manda per spingerci a trovare soluzioni efficaci per allontanarci da una potenziale minaccia per la nostra stessa esistenza. Queste stesse informazioni, dovrebbero insomma aiutarci a comprendere meglio i nostri bisogni, ma anche quelli degli altri.
Immaginiamo di non essere capaci, per qualche strana ragione, di provare dolore di fronte ad una profonda ferita inferta nel corpo. Senza la possibilità di poter provare quel dolore, o addirittura non essendo per nulla spaventati dalla continua perdita di sangue, ben presto il nostro corpo andrebbe incontro a gravi conseguenze. O immaginiamo allo stesso modo di non essere in grado di provare dispiacere e timore per le ferite degli altri. Ben presto anche loro, non avendo nessuno che li aiuti, non farebbero di certo una fine migliore rispetto alla nostra.
Il dolore insomma, di qualunque tipo esso sia, fisico o emotivo, serve a segnalarci la necessità di intervenire. È un chiaro segnale che la nostra vita, o la nostra esistenza, o i nostri sentimenti, o i nostri affetti, sono in pericolo, e che è assolutamente opportuno fare qualcosa per evitare che la situazione peggiori.
C’è chi però di fronte a questi dolori ha trovato strategie per nulla funzionali, o addirittura pericolose, per fronteggiarle. Pensiamo ad esempio a chi beve alcol per anestetizzare il dolore, o a chi fa uso di droghe per proiettarsi in dimensioni parallele di invincibilità. Pensiamo a chi gioca o fa shopping in maniera compulsiva, per non pensare, per non sentire i propri dolori. Pensiamo a chi si tuffa nel lavoro e "Per carità! Se mi fermo impazzisco!", e mille altre esempi potremmo fare di persone che hanno trovato strategie rocambolesche e a tratti addirittura pericolosissime per fuggire al dolore, fuggire al "sentire". Ne conosci tante anche tu vero?
Ma la ricerca scientifica ha dimostrato ormai da anni che la soppressione delle emozioni negative può effettivamente intensificare le esperienze negative stesse e i sintomi depressivi. Trattenere sentimenti negativi all'interno di noi aumenta le nostre tendenze a ruminare o a pensare troppo, e questo può portarci a sviluppare ulteriori malattie ed essere causa di una scarsa aspettativa di vita.
Essere in grado di esprimere in maniera utile le proprie emozioni non è qualcosa con cui si è nati oppure no. Non è qualcosa in cui si è capaci o meno. Non è qualcosa di legato al carattere, alla personalità, alla natura intrinseca della persona. È in realtà un'abilità che si può coltivare.
Imparare a esprimere i propri stati negativi in modo appropriato può avere un impatto di vasta portata sulle tue relazioni intime, sul tuo successo professionale e soprattutto sulla tua salute.
Valuta seriamente la possibilità di intraprendere un percorso di psicoterapia per imparare a tirar fuori tutto il negativo che c’è in te. Butta fuori il fango che hai dentro per poter fiorire nuovamente. Non credere che una psicoterapia sia troppo dispendiosa economicamente. Pensa piuttosto a quanto potresti spendere rispetto alla tua salute e alla qualità della tua stessa vita se non intervieni. Fai una scelta saggia e inizia a vivere davvero.
Se ti accorgi che questo articolo parla di te o comunque ti riguarda da vicino, non esitare a chiedere aiuto per risolvere il problema. La ricerca scientifica ha dimostrano che negare il problema o attendere può addirittura aggravarlo.
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Di solito, i tempi di ripristino di una condizione di serenità si aggirano intorno ai soli 2 mesi di psicoterapia. I tempi di maturazione di una vera e propria malattia che in generale portano poi alla finale richiesta di aiuto, possono invece a volte addirittura durare anni (la ricerca scientifica stima che i tempi medi di attesa prima della chiamata allo psicoterapeuta sono addirittura di 10 anni).
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AUTORE DEL POST
Mi chiamo DANIELE BRUNI e sono uno Psicologo Psicoterapeuta specializzato in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Da anni mi occupo del trattamento dei disturbi della sfera psichica ed emotiva come ansia, attacchi di panico, disturbi di personalità e depressione. Ricevo nel mio studio privato nella centralissima San Benedetto del Tronto a pochi passi dall'Ospedale Civile insieme ad altri professionisti della salute fisica e mentale con cui collaboro a stretto contatto per il benessere completo dell'individuo, della coppia e della famiglia.
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